In una città ad Ovest di Napoli, Pozzuoli, antico centro greco e poi porto romano, nacque e visse la sua breve vita, nel III secolo, il giovane Artema.
Nato da nobili genitori e avviato agli studi letterari, si distingueva per l’acutezza dell’ingegno, al punto che il suo maestro, certo Cathigate, lo nominò capo degli studenti e suo collaboratore.
Il giovane Artema era cristiano e approfittò della sua carica fra gli studenti, per tentare di condurre a Cristo i suoi compagni.
In quel periodo però i cristiani erano perseguitati ed Artema fu accusato di proselitismo e quindi denunciato al suo maestro e dopo aver sostenuto con lui un’appassionata difesa della fede, venne deferito al prefetto di Pozzuoli (Puteoli).
La conseguenza fu, in quei tempi di persecuzione, la condanna a morte; la sentenza fu eseguita dagli stessi suoi compagni, e venne trafitto con gli stili che usavano per scrivere; il martirio avvenne il 25 gennaio di un anno non conosciuto, ma compreso fra la fine del III secolo e l’inizio del IV secolo, il corpo fu sepolto presso Pozzuoli.
Fu venerato a Pozzuoli fino al X secolo, dopo un lungo periodo il culto fu ripreso e autorizzato per la diocesi puteolana, dalla Sacra Congregazione dei Riti il 10 luglio 1959.
La festa liturgica è al 27 gennaio. Sant’Artema è il secondo patrono della città di Pozzuoli dopo San Procolo.
L’unica chiesa al mondo che venera sant’Artema martire si trova a Pozzuoli e precisamente nel quartiere di Monterusciello. Inoltre nella cattedrale della stessa diocesi è presente un dipinto settecentesco ad olio su tela di Giovanni Lanfranco che raffigura il suo martirio.